venerdì 31 dicembre 2010

Buon Anno sì, Bonanni no


L'anno che sta per finire è stato memorabile. Unico. Il risultato più importante di questo 2010 in questo momento sta schiacciando un pisolino, avvolto in una calda copertina di lana. Ogni tanto mugola e sbava... che tesoro!


L'anno che sta per finire mi ha vista pronunciare a più riprese e con tono stupefatto la frase non mi manca niente. Mi ha sorpresa a piangere di gioia e a ridere con le lacrime agli occhi. Mi ha spinto ad imprecare ed arrabbiarmi nel vedere il paese affondare piano piano, ma mi ha consolato con la conferma che sì, ho le armi per resistere e la voglia di lottare.


L'anno che sta per finire mi ha dato la certezza che la felicità esiste, che le cose possono cambiare -all'improvviso, rintronandoti - e che non sono le nostre paranoiche speranze o i riti scaramantici a determinare i cambiamenti. Sono le nostre volontà e la disposizione degli eventi a ... semplicemente capitare.


La felicità capita. Può essere un processo graduale e quasi inavvertibile, talmente lento che ci accorgiamo di essere (stati) felici con mesi di ritardo! O può essere un fatto improvviso, tipo la mia felicità. La mia è capitata nel breve arco di tempo di un test di gravidanza e si è manifestata nell'arco temporale necessario a scandire le seguenti frasi no, un figlio adesso proprio non lo voglio-occazzo, c'è una striscia rossa!-sì, lo voglio, lo voglio!!!


Premesso ciò, immaginerete la felicità di ritrovarsi con un bimbetto caldo caldo, tenero tenero, piccolo e indifeso tra le braccia. Ecco, quel tipo di felicità - la potenza, l'unicità, la totalità, la perfetta realizzazione di sé - la auguro a chi mi circonda.


Ad amici, parenti, gente che stimo tra i colleghi e i semplici conoscenti, gente di Facebook che mi legge e che non ho mai visto - ma che ho sentito, ah, questo è sicuro - insomma: a tutta quella gente che porto dentro auguro di assaggiare, assaporare, gustare la felicità. Che sia un antipasto, un buffet in piedi, una sosta veloce in un autogrill o un'abbuffata pantagruelica, non importa: vi auguro di avere la vostra porzione di felicità.


Auguro a chi ha perso qualcosa o qualcuno (lavoro, occasioni, amori, speranze, persone care, battaglie, salute, se stesso) di ritrovarsi, di ritrovare, di trovare, di scoprire e di riscoprirsi.


Auguro a chi ha sete di giustizia (e mi ci metto anch'io, dato che l'anno che sta per cominciare avrà a che fare con la giustizia, il diritto di vedere applicate le leggi sul lavoro), di trovare da berne. Una pozza di giustizia limpida e fresca da cui pescare a mani giunte per bere fino al completo ristoro.


Auguro in generale a chi se lo merita un'Italia diversa, più dignitosa, meno vergognosa, più fiera, più onesta e più giusta. E so che siamo in molti a meritarla.


Auguro a chi non sa più che pesci pigliare di smetterla di stare in un angolo a sperare, canna in mano, di pigliare almeno un pescetto... come diceva Monicelli, "la speranza è una trappola". Nel 2011 alzatevi, lasciate stare il vostro angolo e cercate un altro fiume, un altro lago, un altro mare.

E se la lenza non basta, tuffatevi.


Auguro a chi è costretto a resistere e lottare, di continuare a resistere e lottare senza esserne costretto. Auguro di voler resistere e lottare, di desiderarlo ardentemente, perché consapevoli di avere forza e coraggio a volontà. E di avere volontà.


Auguro a tutti voi un 2011 spettacolare come il mio 2010.


A tutti gli altri, ai tristemente famosi pezzi di merda che hanno sbudellato e stuprato paese e Costituzione, agl'immondi che amo collocare sotto la grande P (Politici, Preti e Puttanindustriali) auguro uno spettacolare anno di merda.


A tutti loro auguro di iniziare a pagare caro, a pagare tutto.


Buon Anno
(p.s.
giuro che ce l'ho messa tutta, ma una foto più orrenda di questa non l'ho trovata!)

lunedì 29 novembre 2010

un anno vissuto pericolosamente

L'amore risanatore dopo gl'incidenti del cuore, le lotte forse poco efficaci ma sempre giuste, la madre da brivido al cuore, che oggi sta male ma poi sta bene, il Natale che credevo di festeggiare in due, ma eravamo già 3 e non lo sapevo, il mangiare, il bere, il ridere in compagnia e il piangere da sola, il ridere da sola come una pazza e il piangere noi due nel guardare la piccola Belva che nasce e poi cresce, la causa la vertenza e gli avvocati e la pazienza, ma tutto è bene quel che finisce bene, almeno spero, la prima volta che gioisco perché ingrosso e ingrasso, un anno con addosso 20 kg in più e 6 kg tra le mie braccia attaccati ad una tetta, il mondo virtuale che mi ha accompagnato mentre costruivo mio figlio e che mi ha dato un bel gioco e persone mai incontrate ma molto amate, insomma, sta per finire questo anno vissuto... pericolosamente e incredibilmente felice.

lunedì 8 novembre 2010

Sarò il tuo specchio


Io sarò il tuo specchio e rifletterò ciò che sei, se tu non lo sapessi.
Sarò il vento, la pioggia il tramonto,
la luce alla porta per dirti che sei a casa.
Quando pensi che la notte si stia affacciando nella mente,
quando ti senti combattuto e sgradevole,
fammi restare con te e lascia che ti mostri quanto sei cieco
per favore, abbassa le mani perché io ti vedo.
Trovo difficile credere che tu non sappia quanta bellezza hai.
Ma se così è, lascia che io sia i tuoi occhi,
la mano sicura nella tua oscurità, così non avrai più paura.
Quando pensi che la notte si stia affacciando nella mente
quando dentro ti senti combattuto e triste,
fammi stare con te e lascia che ti mostri quanto sei cieco
per favore, abbassa le mani perché io ti vedo.
Io sarò il tuo specchio.
(la Belva incontra Lou Reed. Libera traduzione di una canzone bellissima)

sabato 16 ottobre 2010

Ora basta!


Mi sono stancata di trovare quella faccia finta e quei ricci paraculi ogni volta che apro il blog.
Ripuliamo l'immagine con qualcosa di bello, finalmente.

domenica 10 ottobre 2010

un regalo per te, Giovanni


"Ho suonato per cinque giorni di fila senza interruzione e alla fine sono andato in tilt. Allora è arrivato il direttore dell’auditorium della Radio svizzera italiana dove ho registrato l’album e mi ha portato una fetta di pane. E mi ha detto: «Giovanni, ho visto che sei un po’ provato. Là fuori c’è una vasca con dei pesci rossi. Sbriciola un po’ di pane e daglielo ai pesciolini, così ti distrae un po’, io faccio così quando sono teso.» Ha funzionato!"
Giovanni Allevi, mi avanza un vaffanculo: prendilo, è tuo.

sabato 9 ottobre 2010

Favolosa!

Poi dicono che le bambine crescendo s'imputtaniscono. Con questa roba inculcata fin dalla più tenera età, pure Madre Teresa di Calcutta sarebbe venuta su un mignottone da paura ( e sottolineo "da paura").

Per controbilanciare, sogno la favola di una bambina diversa dalle altre, tosta e piena di vita; una bimba che davanti allo specchio chiede "specchio specchio delle mie brame, chi è la più sveglia del reame?"; una bimba che invece di canticchiare con uccelletti e cerbiattini, osserva rapita i coccodrilli su National Geographic e gioca col suo cane; una bimba che invece di starsene in casa china su pavimenti da spazzolare, sta in camera china sulla scrivania a disegnare un progetto per una nuova cameretta; una bimba che invece di giocare con le bambole gioca al dottore e il dottore lo fa lei, prendendo l'iniziativa sul timido infermierino; una bimba che non ha un matrimonio col principe da sognare, ma un patrimonio di princìpi da coltivare; una bimba che non vuole i trucchi e la borsa di mamma, ma il suo tocco e il suo cuore.
Ma non c'è bisogno di una favola così, quella bambina esiste, è solo momentaneamente sepolta. Esiste in tutte le bimbe alle quali madri e padri decidono di insegnare che le "eroine" della Disney sono quattro sceme rincoglionite perciò via, fuori a giocare, invece di ascoltare 'ste favole di merda e se inizi la lagna, a letto senza cena. E non c'è bisogno di vestirti sempre di rosa, amore, ché non sei una mortadella o, peggio, una scrofa.